Cose che potrebbero avvenire in casa di gente poly

“Pronto?”
“Buongiorno, tesoro, dormito bene? Volevo solo ricordarti che stamattina viene la signora delle pulizie a stirare, quindi scegli se uscire di casa entro 20 minuti con l’altr* tu* partner, o fare coming out.”

“Tu e $altr*_partner dovreste smetterla di sfidarmi in cucina, o finirò per prendere 20 kg. E non mi vorrete più.”

Il panorama ne vale la pena

La Ragazza della Caffeina e il Padre dei Miei Pets si conoscono, e forse già lo sapevate, se da questo blog avete intuito la mia tendenza fortissima al farmi tribù intorno.
Si conoscono e mantengono rapporti molto rispettosi, e abbastanza distanti. Insomma, avere una relazione con me è l’unica cosa che li accomuna.

A parte la passione per gli animali, per i rompicapi, i videogames e altre cose nerd, le passeggiate al parco con i pets che fanno casino e ogni tanto prendono iniziative random, la buona tavola, alcuni generi di narrativa su pagine e su pellicola, gli incontri tra gente poliamorosa in cui ci si racconta i fatti propri e ci si sente meno anormali di come alcune persone mainstream cercano di farti sentire.
Ok, hanno una serie di cose in comune e i loro rapporti sono pian piano un po’ meno distanti. Ci sono rispetto e cautela, tanta attenzione ma poca paura.

Giorni fa, non sapevo in cosa stavo andando a cacciarmi, quando ero al parco con RdC e i pets e le ho chiesto se le andava che PdMP ci raggiungesse per una passeggiata. E poi abbiamo deciso di pranzare insieme, e poi c’è stato il dolcetto e caffè in pasticceria prima di salutarci.

Stavo andando a cacciarmi in una situazione in cui li guardavo interagire e avevo gli occhi a cuoricino, li ascoltavo parlare e ridere e ringraziavo gli Dei di essere così fortunata.
Mi sono chiesta quante persone sono così fortunate al mondo, e quante magari lo vorrebbero, ma non riescono ad avere qualcosa del genere, e magari nemmeno sanno che sia possibile. Nemmeno sanno di volerlo (che tutto sommato non è poi così grave, vero?)
La strada è stata in salita, ma il panorama ne vale la pena.

Metafore

Tu, per esempio, fai uno sport in cui il contatto fisico è essenziale. Senza, non ci sarebbe sport, non ci sarebbe competizione. Mettersi alla prova, spingere il tuo limite un po’ più in là, sapere che gli anni di allenamento ti hanno portato a questo controllo, a queste azioni. Non è così?
E quando sei lì, con qualcun altro che ha fatto lo stesso allenamento, e vi guardate negli occhi con rispetto, e vinca il migliore, ognuno con la sua specialità. E sale l’adrenalina prima del contatto, e poi vi toccate, e siete entrambi verso il vostro obiettivo, opposti e insieme. E’ così. Vero?

Non ci pensi più di tanto in quel momento, non ti fa male. Il giorno dopo, se trovi un livido su un braccio, sorridi. Torni a casa con le ossa rotte e vuoi solo una doccia bollente dopo esservi salutati con lo stesso rispetto con cui vi siete incontrati. Ti senti sereno, in pace. E il giorno dopo forse ti fa ancora male qualcosa e ti senti forte. Sai di avergliene date altrettante, e ti senti forte. A ciascuno piace quel che piace. Hai ancora le endorfine in circolo, sei su una nuvola. Se fosse solo questione di picchiarsi e sentirsi le ossa rotte, non lo faresti vero?

E alla fine del discorso mi ha detto: grazie, adesso ho capito qualcosa del BDSM.

Gli occhiali rosa

Hai presente quando ti svegli felice, e vuoi bene al mondo? E ti suonano al semaforo, piove, non trovi parcheggio, il capo è furioso, ma tu galleggi a un metro da terra e pensi ai bei sogni di questa notte.
Hai presente quando ti svegli con la rabbia addosso, e non ti piace niente? E fuori è una giornata meravigliosa, col sole e gli uccellini, tutto procede liscio, la gente ti sorride sul bus, e tu sei lì col tuo muso lungo e ti chiedi checcazzo c’avranno da ridere.
Quando sei single e sono tutte coppiette che tanto si lasciano tra una settimana. Quando sei innamorat* e nei loro baci rivedi i tuoi.

Una delle belle esperienze che si fanno quando si ha più di una relazione è che trascini il benessere. Succede a me, succede ai miei amici e spero che succeda anche a voi. Quando prendi una cotta, e sei felice, e trascini la felicità nel tuo rapporto preesistente, perché c’è poco da fare quando hai in circolo le endorfine o le dopamine, o altre cose che finiscono per -ine.

Mi succede sempre. Quando inizio a frequentare una nuova persona, porto con me l’ammaliamento, il romanticismo, la passione. A cascata, ne beneficiano i miei partner e forse anche i loro. D’altronde, quanti guru di pacenelmondo ci dicono che i sorrisi sono contagiosi, la gentilezza si diffonde nel mondo, dobbiamo cambiare noi stessi per cambiare gli altri e via dicendo? Di certo, sapevano il fatto loro.

Non viviamo a compartimenti stagni. Quando l’amore ci dà gioia, è una sensazione che ci permea e si diffonde, come le madonne nel traffico. E poi la cerchiamo fuori di noi, guardando tutto con gli occhiali rosa.

Sono una di quelle romantiche che pensano che con gli atti gentili e gli atti d’amore si potrà pian piano cambiare il mondo. Un amore alla volta.

Limiti

Dicono che riconoscere i propri limiti sia un indizio di saggezza. Accettare i nostri limiti ci mette in condizioni di distinguere quelli che siamo in grado di allargare, magari lavorandoci su, da quelli che non possiamo cambiare. E darci compiti che siamo in grado di portare a termine, accettare dalla vita le sfide per cui sappiamo di poterci impegnare, con qualche speranza di avere un risultato positivo.

Io vorrei essere saggia. Non credo che, tutto sommato, la mia infantilite acuta sia un limite [risate].

Quando ho iniziato questo percorso, ero meno saggia ma mi sentivo un sacco figa. Pensavo che bastasse solo aprire il cuore (non del tutto vero) e soprattutto di saperlo fare benissimo (per niente vero). E perché poi? Boh, forse solo perché medito, sono spirituale, voglio la pace nel mondo.
Pensavo di poter sopportare novità e incertezze maggiori. E invece no.

Volevo essere la compagna e l’amica confidente, e mi sbagliavo.

C’è un limite alle cose che posso fare per te o che voglio sapere, ai consigli che posso darti, a quel che posso sopportare. Oggi. Chissà, magari in futuro sarò ancora più saggia e in grado di allargare questo limite. Per adesso mi sento già figa abbastanza per averlo trovato.

E vivo più serena.

Ama allo scoperto, magari domani

Ho scritto quella storiella perché è qualcosa che mi dà spesso da pensare.

Tutte le volte in cui vorrei parlare di RdC chiamandola la mia ragazza, a persone che sanno del mio rapporto con PdMP con cui è il caso di essere diplomatici. Tutte le volte in cui vorrei parlare di PdMP chiamandolo il mio compagno, a persone che sanno del mio rapporto con RdC e con cui è il caso di essere diplomatici. E via dicendo.

Via via che costruisco i pezzetti della mia vita in modo da massimizzare la felicità, e finisco quasi sempre per minimizzare la normalità, stare allo scoperto diventa complicato.

Perché ho ancora tanta paura del rifiuto.
E perché per me vale sempre la regola del consenso.

Tra i miei partner, un* in particolare preferisce mantenere riservata la natura poliamorosa nella nostra relazione con tutta una serie di conoscenze più o meno strette. Il giorno in cui dovessi avere il coraggio di raccontare ad alcune persone che ho due relazioni, starei raccontando anche i fatti suoi. Già così, molta della gente che sa i fatti nostri viene a chiedere a me quelli suoi. Di solito, vogliono sapere se anche l*i frequenta altre persone. Curiosità comprensibile.
Insomma, questa persona tiene particolarmente alla privacy e io tengo particolarmente a rispettare i suoi desideri, ma mentirei se dicessi che questo non mi provoca mai disagio. Ho già il mio che mi piacerebbe scollarmi di dosso, e invece mi sono accollata anche il suo. E, ribadisco, mi sta bene, è una questione di principio che sento molto.

Solo che, a volte, i principi sfregano tra di loro e creano un fastidioso prurito intimo, per cui non esiste in commercio un analogo del Vagisil.

La situazione mi sembra in stallo. In una zona di comfort, comunque. Una zona di comfort che inizia paradossalmente a starmi scomoda, però! (Per la serie: non sono mai contenta)

Ho aperto questo blog dicendo che non esistono risposte facili e preconfezionate, quando hai una relazione poliamorosa, e credo che questa sia proprio una di quelle situazioni.

Ama allo scoperto

Oggi vi racconterò una storia.

Non riesco sempre a fare così, ma mi piace ispirarmi a essa.

C’erano un gruppo di monaci zen, di cui faceva parte una sola donna. Anche se aveva la testa rasata e l’aspetto dimesso, piaceva molto ai monaci, e uno di essi le scriveva lettere d’amore dicendole che avrebbe voluto incontrarla in segreto. La monaca non rispondeva alle lettere ma un giorno, mentre erano a lezione da un maestro, si alzò e si rivolse al suo ammiratore. Spalancò le braccia e gli disse: se mi ami, vieni, corri da me, e abbracciami forte.

Sì, forse è la storia di uno sputtanamento. Ma per me suona più del tipo: se ami, non provarne vergogna.

Ecco.

Non ho bisogno di te (ma ti voglio)

Ipotizziamo una situazione.

Il mio compagno Padre dei Miei Pets è con la sua non-so-come-chiamarla (la sua ragazza, una friend with benefits o qualsiasi via di mezzo) e io penso a loro con un filo di tenerezza.

Non è stato sempre così e non so se sarà sempre così. Tempo fa il pensiero che uscisse con altre persone mi dava disagio, prima ancora angoscia, prima ancora panico. Poi ho lentamente scoperto che nessuna di queste persone cercava o avrebbe cercato di portarmelo via e che il suo amore verso di me non sarebbe sparito. Cambiato, forse sì. Sparito no.

Mentre scrivo, ripenso alla mia agenda incasinata per convenzione e agli impegni presi o da prendere con la mia, di ragazza. Lo so, lo so, ne scrivo di continuo, sono ancora in quella che gli americani chiamano NRE (New Relationship Energy, ossia la fase farfalle nello stomaco).

Ci sono stati e a volte ancora ci sono momenti in cui sono in confusione per le mie due relazioni. Una cosa è sapere nella teoria che si possono avere due relazioni sentimentali e tutt’altro è viverle. Anche il mio pluriennale amore verso PdMP non è sparito, ma forse è cambiato.

Vivere quello in cui già credevamo nella teoria ci ha fatto guadagnare una consapevolezza importante.

Che possiamo stare insieme perché vogliamo farlo, non perché dobbiamo per convenzione sociale o ne abbiamo bisogno. E’ bellissimo, liberatorio, mi fa sentire leggera.

Non sta con me perché così ha compagnia assicurata, qualcuno che lo rassicuri, una figura sociale accanto con cui andare alle feste. Non sto con lui per gli stessi motivi, più quello di avere qualcuno che mi prende qualcosa dagli scaffali più alti. I motivi per cui stiamo insieme non sono convenzioni e sono nostri, sempre veri quando sono veri, un po’ come il cielo della Lombardia che è così bello quando è bello (scusate, reminiscenze delle superiori). Ok, ci piace avere affetto, compagnia, rassicurazione e fare le cose insieme. Ma sappiamo entrambi che potremmo farle con altri e che quindi, se decidiamo di farle insieme, è perché godiamo della reciproca compagnia. Siamo proprio io e lui, non io e il mio compagno, lui e la sua compagna.

Via i ruoli, le maschere, le definizioni. Benvenute persone!

E’ meraviglioso.

Lo stesso vale per le altre persone con cui stiamo / usciamo etc. Per quanto mi riguarda non ho avuto altri rapporti d’amore che si sono trasformati così tanto nel tempo, rimanendo al tempo stesso fedeli a sé stessi e alla loro natura di fondo. D’altronde non ho avuto storie d’amore così lunga. Sarò felice se ne avrò.

Ora che scrivo e che ci penso, forse la mia storia con l’amica che non è ex (che non ha un acronimo, perché sarebbe ACNE) ci somiglia. D’altronde, anni fa ero solita dire che loro erano i miei due fidanzati.

Torniamo a noi. L’ho detto, è liberatorio e mi fa sentire leggera, come volare.

Le prime volte in cui ho volato in questo modo ho pensato che stavo precipitando e mi sarei schiantata di faccia, mandando a puttane il lavoro del mio dentista.

E invece no, ho scoperto che posso volare. Almeno fino a quando riesco a non avere troppe aspettative e a ricordarmi che non posso possedere gli altri. A volte mi dimentico ancora di avere le ali, quando guardo in basso e mi prende il panico. Ma sto migliorando, ne sono convinta.

Un opinabile spirito di corpo

Un giorno, era un giorno importante nella mia vita e c’era con me PdMP, ed eravamo particolarmente pucciosi, mi si è avvicinata una coppia di donne. Erano concentrate e serie, e molto lesbiche. Il mio cuore ha mancato un battito: ero convinta che fossero le rappresentanti del comitato lesbico locale venute ad accusarmi di averle tradite.

Perché a me piacciono le donne, e mi piacciono molto. E’ una cosa che ho iniziato ad accettare davverodavvero solo di recente.

Attenzione, mi piacciono gli uomini, e mi piacciono molto. Il fatto che fosse scontato per tutti, fin da quando ero piccola, mi ha facilitata. Cosa che non è successa per quanto riguarda le donne.

Come molte, ho accumulato anni di esperienze con uomini e frustrazione con me stessa. Poi ho conosciuto la mia amica che non è la mia ex, e poi ho avuto qualche avventura, e conosciuto il disagio di Brenda (sul serio, cercate la pagina Facebook che si chiama così: non so se sia tutto vero ma è verosimile e buffo) e di altre chat per donne. Nel corso del tempo ho scoperto che un sacco di persone omosessuali sono più biphobic (esiste, in italiano, questa parola?!) di tante persone etero.

Un po’ più di recente, quando ho realizzato di essere poliamorosa, mi sono scontrata col dover decidere a volte se farmi passare per stronza o stare a spiegare di nuovo tutta la faccenda.

Come risultato di tutto il paragrafo precedente, in certe situazioni mi prende l’ansia. Come Kimchi qui http://kimchicuddles.com/post/68914117244/pride , non sempre mi sta bene per essere presa per una noios classica etero monogama.

Quando la mia vicina di posto in treno mi sembra una persona interessante e il mio radar suona, e inizio a parlarci, e poi mi telefona PdMP, per esempio. O quando sono direttamente in treno con lui e, insomma, ci siamo capiti.

La cosa curiosa è che nel 99% di queste volte non voglio nemmeno rimorchiare. Solo, non so bene se dovrei fare lo spiegone, e quando, e in fin dei conti nemmeno perché dovrei farlo. Può essere che sia una sorta di spirito di corpo, della fazione “donne a cui piacciono le donne”.

Poi va a finire che mi ricordo che tale fazione non esiste, esistono solo le singole persone e sono molto più complesse di così.

Per la cronaca, alla fine le due ragazze volevano solo delle informazioni.

La Befana vien di notte…

“Domani sarà la festa di tutte voi donne.”

Non mi fa ridere.
Perché sono una femminista incazzata non penso che il mio valore come persona dipenda dal mio aspetto fisico o dalla mia età pre-menopausa. Perché mi sono fatta la mia idea sulla Befana, e adesso racconto a tutti voi perché essere considerata una Befana, per me, non è poi sta grande tragedia.

La Befana è la Megera ingentilita. E’ il volto brutto e spaventoso di un inverno sterile, che ci porta doni perché possiamo temerla di meno. E’ la Signora dell’inverno placata dalle nostre offerte di buone azioni, che ci ricompensa alleggerendo il buio e il gelo e la magrezza dell’inverno. E’ la custode dei misteri e della sapienza, che porta nel suo sacco e sotto i suoi stracci.

Dobbiamo sorriderne come dei fantasmi e dei mostri di Halloween. In certe tradizioni, dobbiamo bruciarla. Per esorcizzarla, perché ne abbiamo paura.

Ancora un passaggio, dedicato proprio a chi pensa che siano bellezza e giovinezza a definire il valore di una donna.
La Befana fa paura perché è il volto della menopausa: ora che non è più decorativa, non può più fare i tuoi figli, ora che il suo utero è vuoto e sterile come i campi a gennaio e che le sue maree del sangue non sono più visibili, come posso definire questa donna se non come individuo?Non è la figlia, l’amante o la moglie di qualcuno. I figli, se ne ha avuti, sono cresciuti e andati via per il mondo. Ora non ci sono scuse per non chiamarla persona e tu non sei abituat* a farlo.

Sfottila pure perché è vecchia è brutta, se vuoi. Io so che è perché ti crea imbarazzo e confusione. E in effetti, sì, questo mi fa ridere.